Questa Domenica è Pasqua. I cristiani, in tutto il mondo, faranno una pausa e rifletteranno sul punto centrale della loro teologia: la resurrezione e la redenzione di Gesù Cristo.

Proprio alla luce di questo, alcuni anni fa la Prima Presidenza della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni ha condiviso un messaggio sulla Pasqua. In esso, si riaffermano la base della missione e del sacrificio espiatorio di Cristo.

Domenica è Pasqua:

“Ogni persona ragionevole si è posta questa domanda, come aveva chiesto Giobbe, nell’antichità: ‘Se l’uomo muore, può egli tornare?’ (Giobbe 14:14).

Provate a togliere questa domanda dai vostri pensieri: essa ritorna sempre.

La morte arriva per tutta l’umanità. Può prendere gli anziani che camminano su piedi incerti.

La sua chiamata viene ascoltata anche da coloro che sono giunti a metà del cammino della vita e spesso soffoca il riso dei bambini”.

“La domanda di Giobbe ebbe una risposta in quella prima Pasqua, quando, molto presto la mattina, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono al sepolcro.

Con loro grande stupore, il corpo del loro Signore era scomparso. Luca riporta che due uomini, in vesti splendenti, si presentarono a loro, e dissero: ‘Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risorto…’ (Luca 24: 1, 5-6).”

“Portiamo solenne testimonianza che Dio vive. Gesù è Suo Figlio, l’Unigenito del Padre nella carne. Egli è il nostro Redentore; Egli è il nostro mediatore presso il Padre. Fu lui che morì sulla croce per espiare i nostri peccati. Divenne la primizia della risurrezione.

A causa della sua gloriosa risurrezione tutta l’umanità vivrà di nuovo. ‘Oh, dolce è la gioia di ciò, so che il mio Redentore vive!’ (Inni, n. 136).”

La Prima Presidenza

Thomas S. Monson

Henry B. Eyring

Dieter F. Uchtdorf

Sebbene non sia così commerciale come il Natale, anche durante la Pasqua possiamo rischiare di distrarci.

Ci concentriamo sui nuovi vestiti della domenica, sul cibo spazzatura a forma di uovo, sulla pseudo-erba finta del giardino, sui conigli di peluche e così via.

Paradossalmente, anche la preoccupazione di non commercializzare un giorno sacro, può essere una distrazione. Spero che non arriveremo al punto in cui si definirà la Pasqua come il periodo dell’anno in cui ci preoccupiamo della commercializzazione di questo giorno.

Sì, Gesù Cristo è la parte centrale di questo momento.

Il quattordicesimo profeta della Chiesa, Howard W. Hunter, ha detto:

“La dottrina della risurrezione è l’unica più fondamentale e cruciale, della religione cristiana. Essa non può essere sottovalutata, né può essere ignorata.”

“Senza la risurrezione, il vangelo di Gesù Cristo diventa una litania di saggi detti e miracoli, ma questi apparentemente inspiegabili detti e miracoli non hanno un trionfo finale.”

“No, il trionfo finale è il miracolo finale: per la prima volta nella storia dell’umanità, uno che era morto si è sollevato nell’immortalità vivente. Egli era il Figlio di Dio, il Figlio del Padre immortale in cielo e il suo trionfo sulla morte fisica e spirituale è la buona notizia che ogni lingua cristiana dovrebbe annunciare” (Howard W. Hunter, Testimonianza di un apostolo sulla Resurrezione, la Stella, Luglio 1986, 15).

E Bruce R. McConkie, un apostolo della Chiesa, succintamente ha dichiarato: “Per quanto concerne l’uomo, tutto il centro delle cose è in Cristo” (Dottrina Mormone, 129).

Domenica è Pasqua e non c’è nulla di più chiaro di così. Non si possono mai sopravvalutare le fondamenta, siano esse nella lettura, nella scrittura o nella religione.

Una volta che Cristo è a posto, tutto il resto si sistema di conseguenza.

La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni

Domenica è Pasqua ed è per questo che spesso i dirigenti sottolineano che il nome corretto della Chiesa è: Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Ci ricorda il nostro centro teologico. In realtà, la nostra è stata una chiesa cristiana, fin dal primo giorno.

Dieci anni prima dell’organizzazione della Chiesa, Joseph Smith ebbe la sua prima esperienza con Cristo e con il perdono.

Ha scritto:

“Così a partire dall’età di dodici anni, fino ai quindici, ho riflettuto su molte cose, nel mio cuore, sulla situazione del mondo, degli uomini, sulle contese e le divisioni, sulla malvagità e le abominazioni e l’oscurità che ha pervaso le menti dell’umanità.

La mia mente è diventata estremamente angosciata, che venissi condannato per i miei peccati.”

“Ho pianto al Signore, per avere misericordia, perché non c’era nessun altro da cui poter andare e ottenere misericordia.

E il Signore ascoltò il mio grido nel deserto, e mentre invocavo il Signore (nel 16° anno della mia età), una colonna di luce di fuoco, superiore alla luminosità del sole a mezzogiorno, scese dall’alto e si posò su di me. Ed io ero pieno dello spirito di Dio e il Signore aprì il cielo su di me e io vidi il Signore.”

“Ed egli mi parlò dicendo: ‘Joseph, figlio mio, i tuoi peccati ti sono perdonati. Va’, cammina secondo i miei statuti e osserva i miei comandamenti.

Ecco, io sono il Signore della gloria. Sono stato crocifisso per il mondo, cosìcchè tutti coloro che credono nel mio nome, abbiano la vita eterna.'” (1832 Storia. Scritti personali di Joseph Smith, 10-11).

Noi chiamiamo questo evento, Prima Visione. Non solo è stata un’affermazione dell’esistenza di Dio, ma anche un’affermazione della Sua potenza.

L’espiazione di Cristo può cambiare la vita delle persone per il meglio. Joseph Smith è diventato quello che era, a causa del suo rapporto con Cristo e del suo affidarsi all’espiazione.

La Prima Visione di Joseph Smith

In un certo senso, la Prima Visione fu anche una prima Pasqua, per Joseph Smith. Come per le donne presso la tomba e i primi apostoli, egli vide il Signore risorto.

Ma andò anche più in profondità. Fu solo dopo aver avuto questa visione, nella primavera del 1820, che Joseph Smith comprese Cristo in un senso pieno e completo.

Cristo cessò di essere una figura oscura e disinteressata della Bibbia e, infine, divenne una realtà viva e una fonte di ispirazione personale e di potere.

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Anch’io ho sentito questa forza, nella mia vita. Lavoriamo per disciplinare i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni. Lo sforzo personale è efficace, ma non è sufficiente.

Ci deve essere qualche potere in più, che ci porti verso i nostri obiettivi più giusti.

Questo è il potere di Dio, l’Espiazione. E’ ciò che rende gli uomini cattivi, buoni; i buoni, migliori e gli uomini migliori, perfetti.

Dietro tutte le cose che facciamo, avere delle famiglie numerose, astenerci sia dal caffè che dai rapporti prematrimoniali, la genealogia e le buone opere, c’è l’espiazione di Gesù Cristo.

E’ quello che porta scopo ed equilibrio mentale, nei nostri sforzi. Una delle mie citazioni preferite di Joseph Smith è la sua sintesi, “in poche parole”, della dottrina della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni:

“I principi fondamentali della nostra religione sono la testimonianza degli Apostoli e dei Profeti riguardo a Gesù Cristo, che Egli morì, fu sepolto, e risuscitò il terzo giorno, e salì al cielo; e tutte le altre cose inerenti alla nostra religione, sono solo appendici ad esso”.

“Ma in relazione ad essi, crediamo nel dono dello Spirito Santo, nella forza della fede, nel godimento dei doni spirituali secondo la volontà di Dio, nel restauro della casa d’Israele e nel trionfo finale della verità” (“Capitolo 3: Gesù Cristo, il divino Redentore del mondo”, Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Joseph Smith, 2007, 45-56).

Domenica è Pasqua e tutte le cose sono un’appendice all’Espiazione. Suona strano a prima vista, ma in pratica non lo è.

Paolo, nel Nuovo Testamento, ha spiegato l’idea in questo modo:

“Sono stato crocifisso con Cristo: tuttavia io vivo; ma non io, Cristo vive in me: e la vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato sè stesso per me” (Galati 2,20)

Domenica è Pasqua e “Cristo vive in me”. Devo diventare uno strumento nelle mani di Gesù Cristo. Solo allora la mia vita avrà un significato. Questa scrittura mi ispira nell’essere più simile a Gesù Cristo.

Domenica è Pasqua e spero di poter dire, come Paolo, che non sto facendo questo e quest’altro, ma è Cristo in me che sta facendo queste cose buone. Credo che questo sia un obiettivo degno per tutti.