Un briciolo di fede, come viene descritto nel Vangelo di Marco: la vedova dona due spiccioli, una quantità minima comparata alla grande somma offerta dai ricchi.

Ma Gesù, accresce la nostra comprensione, avvicinandosi ed insegnando con gentilezza: “In verità io vi dico che questa povera vedova ha messo nella cassetta delle offerte più di tutti gli altri; poiché tutti han gettato del loro superfluo; ma costei del suo necessario, vi ha gettato tutto ciò che possedeva, tutto quanto aveva per vivere” (Marco 12: 43-44).

Quello che la vedova diede, lo diede con umiltà ed amore. Si è sentita inadeguata? Molto probabilmente sì. Sicuramente ci sentiamo inadeguati anche noi, nei momenti in cui fatichiamo a vivere i principi che richiedono costanza nella preghiera, nella dedicazione, nel perdono, nel servizio e nell’amore.

Il profeta Joseph Smith ci ha illuminati con i suoi insegnamenti, quando ha detto ai primi Santi:

“La fede è il principio del potere che esisteva in seno a Dio e tramite il quale le parole furono unite… La fede è il principio tramite il quale lavora Geova e tramite il quale noi esercitiamo potere sia sulle cose temporali, che non” (vedere “insegnamenti di Joseph Smith” edito da Larry E. Dahl e Donald Q. Cannon).

La fede è, a volte, qualcosa per la quale dobbiamo faticare, ma è anche in parte un dono, datoci dal desiderio di giustizia vera e, forse, proprio come per la vedova, anche noi sentiamo di avere solo una puntina di questo grande principio, dentro di noi.

Temiamo di esserne mancanti e, nonostante ciò, continuiamo a sperare di progredire.

A volte, una crisi può arrivare nella nostra vita o nella vita di qualcuno che amiamo, alcune circostanze improvvise e inaspettate richiedono un’azione immediata, un’azione di fede, perché ci ritroviamo nella profonda necessità di avere un potere che superi il nostro.

Sentirci indegni o inadeguati non è che una ragione in più, per provare. Anche il più piccolo sforzo sincero, il desiderio più umile, porterà alla fonte di tutti i poteri, la fonte di tutta la fede.

Abbiamo una quantità di esempi innumerevoli della differenza che fa’ la fede.

Un briciolo di fede

Dopo aver ricevuto il permesso, piuttosto riluttante, di sua madre, 29 giorni dopo l’organizzazione della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, David Lewis venne battezzato, proprio nel giorno del suo dodicesimo compleanno.

Il profeta Joseph Smith eseguì l’ordinanza, dopodiché incoraggiò il ragazzo a cercare di non andare a casa subito, poiché si stava preparando un terribile temporale.

Ma David, avendo promesso a sua madre che sarebbe tornato, partì proprio nel momento peggiore della tempesta, finendo presto per perdersi nei boschi. Era terrorizzato, ma ricordava le parole del profeta che gli aveva detto che il Signore l’avrebbe riportato a casa da sua madre, sano e salvo.

Cercando di ignorare le proprie paure, piegò le sue ginocchia sulla terra fredda e pregò che il Signore fosse “una lampada per i miei piedi e una guida sul mio sentiero”.

All’improvviso una luce, simile ad una lampada ad olio, “apparve e si mosse lungo il sentiero verso casa mia, girò attorno alla porta posteriore e si spense appena mia madre la apri”.

In ogni momento della nostra vita, la fede è il potere che può avvicinarci al nostro Padre Celeste.

Valborg Henrietta Rasmussen, da Copenaghen, in Danimarca, aveva tredici anni quando le venne data l’opportunità di lasciare il suo paese natale e viaggiare verso Sion, con una compagnia di Santi. Per farlo aveva bisogno del permesso di sua madre che, però, non era convertita al Vangelo e, di conseguenza, non l’avrebbe seguita.

Ella scrisse: “La fede mormone mi ha portato ad una vita completamente nuova, sin da bambina” e, in quel momento, si trovava di fronte a una decisione che andava oltre i suoi propositi.

Quando ci mettiamo tutta la nostra fede, per quanto piccola possa sembrare, scopriamo una gran forza dentro di noi. Il nostro Padre Celeste accetta la nostra offerta e, se noi rispondiamo con umiltà ed amore, espande il nostro potere e le nostre abilità.

“Non ho mai avuto qualcosa di così importante su cui pregare prima di allora, nulla come il dilemma cui mi trovavo di fronte” disse ripensando all’accaduto; “Oh, certo avevo avuto i miei piccoli desideri quotidiani, ma nulla di cui avessi così bisogno da richiedere una preghiera più lunga di pochi minuti”.

Valborg scoprì, in questo modo, di possedere una fede molto maggiore di quello che credesse: amava il Vangelo e voleva con tutta la sua anima poter vivere con i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

Mise in gioco tutta sé stessa per trovare risposta alle proprie preghiere e riuscì a farlo perché aveva sentito, con tutta la sua anima, l’amore del Signore e aveva risposto a questo amore.

Le ragioni del mondo sono spesso differenti da quelle del Signore: è giusto ricordare che Egli può vederci per quello che siamo davvero, per quello che eravamo prima di venire e per ciò che abbiamo il potere di diventare.

Non dobbiamo cadere nell’errore di vedere noi stessi attraverso una luce fioca e distorta data semplicemente dal “qui ed ora”, specialmente nei momenti in cui dobbiamo prendere delle decisioni importanti.

Quando dobbiamo fare del nostro meglio, così come fece la piccola Valborg, così come fece la vedova, solo allora impariamo quello che è davvero racchiuso in noi.

Jessie Evans era, a modo suo, una donna famosa. Nella città di Salt Lake aveva cantato gratuitamente per molti addii missionari e per molti funerali.

Aveva trovato il proprio posto quando, all’età di quindici anni, si era unita al coro del tabernacolo. Aveva cantato nelle opere di tutto il mondo e all’improvviso si era trovata davanti una scelta: un’offerta da parte dell’Opera Metropolitana.

Certo, avrebbe voluto cantare con loro. Tuttavia questo significava voltare le spalle alla sua amata comunità e volgere il proprio cuore, in modo molto reale, alle vie del mondo.

Ricordiamoci che Jessie non poteva vedere al di là della propria vita più di quanto nessuno di noi possa farlo. Dopo aver pregato e digiunato, dopo aver valutato il consiglio della sua amata madre e aver riletto la sua Benedizione Patriarcale, Jessie decise di stare “a casa” e di utilizzare i propri doni per benedire la chiesa SUG (Santi degli Ultimi Giorni) e il regno che tanto amava.

Questo fu un vero atto di fede e la portò, all’età di 26 anni, ad un matrimonio felice e benedetto con l’apostolo Joseph Fielding Smith.

Secondo le informazioni della storia familiare e dei documenti, ciò le ha portato anni di gioioso servizio ed una vita piena di dolce apprezzamento ed amore.

Se mai ci sentissimo come se tutto ciò che abbiamo non fosse altro che i pochi spiccioli della vedova, doniamoli con gioia.

Preghiamo e crediamo che il Signore possa rendere grandi i nostri sforzi e il nostro amore finché sentiremo, senza ombra di dubbio, le benedizioni che riporrà sulle nostre teste.

Noi siamo i Suoi figli. Tutto ciò che diamo, Egli lo riceve a braccia aperte. Come ha detto Joseph Smith “ultimo, ma non ultimo riguardo l’esercitare la fede in Dio, è sapere che Egli è amore” (vedere “Insegnamenti di Joseph Smith” edito da Larry E. Dahl e Donald Q. Cannon).

Susan McCloud di DeseretNews