Vi sarà capitato di sentir parlare di “pentimento” o persone “pentite” soprattutto in ambito giornalistico per indicare chi – appartenente a gruppi di criminalità organizzata – si dichiari disposto a collaborare con la giustizia. 

Tuttavia, il pentimento riguarda molto più che i “criminali”, infatti, riguarda ciascuno di noi.

Cos’è il pentimento?

Il pentimento è la conseguenza diretta della fede. Quando abbiamo fede in Gesù Cristo abbiamo il desiderio di cambiare e diventare più simili a Lui.

Il pentimento può infatti essere definito come un cambiamento d’animo che porta a un nuovo atteggiamento verso Dio, verso se stessi e verso la vita in generale. Tale mutamento di cuore fa sì che non abbiamo più alcuna disposizione a fare il male, ma a fare continuamente il bene. 

Il vero pentimento scaturisce dall’amore verso Dio e dal sincero desiderio di obbedire ai Suoi comandamenti

Il pentimento comporta che la persona rivolga il cuore e la mente a Dio, sottomettendosi ai Suoi comandamenti e abbandonando il peccato.

Qualche volta questo richiede un grande coraggio, molta forza, molte lacrime, preghiere incessanti e degli sforzi continui per continuare a mettere in pratica i comandamenti del Signore. 

Perché pentirsi?

I dubbi, le paure e la fede

Noi veniamo su questa terra per crescere e progredire. È un processo che dura tutta la vita. Tuttavia, tale processo di crescita e progresso non è privo di ostacoli. Tutti, prima o poi, nel corso di questa vita pecchiamo. 

Cos’è il peccato? Giacomo disse: “Colui dunque che sa fare il bene, e non lo fa, commette peccato” (Giacomo 4:17). Giovanni descrisse il peccato come “ogni iniquità” (1 Giovanni 5:17) e “una violazione della legge” (1 Giovanni 3:4).

Talvolta pecchiamo a causa dell’ignoranza, qualche volta per la nostra debolezza e ogni tanto per volontaria disobbedienza. Dai tempi di Adamo fino ad oggi, sulla terra c’è sempre stata la necessità di pentirsi.

Il pentimento ci permette di ricominciare a crescere e progredire spiritualmente. Il Signore istruì Adamo:

“Insegnalo dunque ai tuoi figli, che tutti gli uomini, ovunque, devono pentirsi, o non possono in alcun modo ereditare il regno di Dio, poiché nessuna cosa impura può dimorarvi, ossia dimorare in sua presenza” (Mosè 6:57).

Nella Bibbia leggiamo che “non v’è alcun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai” (Ecclesiaste 7:20), eccetto Gesù Cristo, che visse una vita perfetta. 

Egli dichiarò: “Perciò chiunque si pente e viene a me come un fanciullo, io lo riceverò, poiché di questi è il regno di Dio. Ecco, per questi ho deposto la mia vita e l’ho ripresa; pentitevi dunque e venite a me […] e siate salvati” (3 Nefi 9:22).

Come arrivare al pentimento?

Come sapere se la Bibbia è vera
La fede in Gesù Cristo porta naturalmente al pentimento. 

Il Presidente Spencer W. Kimball  (ex presidente e profeta de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni) dichiarò: “Non c’è alcuna autostrada che porta al pentimento, non c’è alcuna corsia privilegiata.

Ogni uomo deve seguire lo stesso corso, sia ricco o povero, educato o ignorante, alto o basso, principe o povero, nobile o plebeo” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Spencer W: Kimball, 41).

Per prima cosa, dobbiamo riconoscere i nostri peccati e ammettere a noi stessi che abbiamo peccato. Se non lo ammettiamo, non possiamo pentirci. In secondo luogo, dobbiamo sentire un sincero dolore per ciò che abbiamo fatto.

Il profeta Alma – uno dei profeti del Libro di Mormon – spiegò:

“Lasci[ati] turbare soltanto dai tuoi peccati, con quel turbamento che ti porterà al pentimento. […] Non cercare più di giustificarti minimamente a causa dei tuoi peccati, negando la giustizia di Dio” (Alma 42:29-30).

La tristezza che proviamo per i nostri peccati, non deve essere confusa con la tristezza che potremmo provare per le conseguenze del peccato. Ovvero, talvolta pecchiamo e ci lamentiamo delle conseguenze impreviste che derivano dalla nostra condotta sbagliata.

Non proviamo un sincero dolore per l’atto commesso in sé e per sé, ma soltanto per il fatto che dobbiamo pagarne le conseguenze. Se in qualche modo riuscissimo a raggirarle, saremmo ben contenti e soddisfatti del nostro operato.

Il pentimento, invece, comporta un sentito dispiacere per avere disobbedito ai comandamenti di Dio, a prescindere dal risultato ottenuto. “La tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza” (1 Corinzi 7:10).

Quali sono i passi per pentirsi dei propri peccati?

pentimento

Quindi, come ci pentiamo concretamente dei nostri peccati? Il processo di pentimento può non essere un processo semplice, ma può diventarlo nel momento in cui sappiamo esattamente quali sono i passi da compiere. Ecco qui di seguito la lista delle fasi fondamentali del pentimento: 

  • Riconoscere i nostri peccati e sentire un sincero dolore per ciò che abbiamo fatto.
    (Come abbiamo spiegato nel paragrafo precedente).
  • Confessare i nostri peccati

Dobbiamo confessare tutti i nostri peccati al Signore. Inoltre, i peccati più gravi quali l’adulterio, la fornicazione, le relazioni omosessuali, il maltrattamento del coniuge o dei figli e la vendita o l’utilizzo di droghe, devono essere confessati alla debita autorità del Sacerdozio.

Se abbiamo peccato contro un’altra persona, dobbiamo confessare alla persona che abbiamo ferito. Alcuni peccati meno gravi riguardano soltanto noi stessi e il Signore: questi possono essere confessati a Lui privatamente.

  • Abbandonare i nostri peccati. 

Il dolore sincero deve indurci ad abbandonare i nostri peccati.  “Da questo potrete sapere se un uomo si pente dei suoi peccati: ecco, li confesserà e li abbandonerà.” (Dottrina e Alleanze 58:43)

  • Riparare

Per quanto possibile, dobbiamo rimediare al male che abbiamo fatto. Se lo faremo, Dio non farà menzione di questi peccati quando saremo giudicati (vedi Ezechiele 33:15-16).

  • Perdonare gli altri

Una parte essenziale del pentimento è il perdono di coloro che hanno peccato contro di noi. Il Signore non perdonerà noi a meno che i nostri cuori non siano mondati dall’odio, dall’astio e dai cattivi sentimenti contro le altre persone. 

  • Osservare i comandamenti di Dio

Per completare il nostro processo di pentimento, dobbiamo osservare i comandamenti del Signore. Non siamo davvero pentiti se non preghiamo, se siamo scortesi con gli altri, se non amiamo il Signore, se non osserviamo la santità della domenica e così via. 

Quali benefici comporta il pentimento?

Libro di Mormon

Lehi’s dream, Painting by Damir Krivenko

Abbiamo il dono e il privilegio del pentimento grazie all’espiazione di Gesù Cristo. Egli pagò per i nostri peccati.

Quando ci pentiamo, l’espiazione di Gesù Cristo diventa pienamente efficace nella nostra vita e il Signore ci perdona; diventiamo liberi dalla schiavitù dei nostri peccati e dal senso di colpa, e in questo modo troviamo gioia.

Nel Libro di Mormon leggiamo la storia del pentimento di Alma:

“[…] ero angosciato da un tormento eterno; poiché la mia anima era straziata al massimo grado e angosciata da tutti i miei peccati.

Sì, ricordavo tutti i miei peccati e tutte le mie iniquità, per le quali ero tormentato dalle pene dell’inferno; sì, vedevo che mi ero ribellato contro Dio e che non avevo obbedito ai Suoi santi comandamenti. […]

E avvenne che mentre ero così angosciato dal tormento, mentre ero straziato dal ricordo dei miei molti peccati, ecco mi ricordai pure di aver udito mio padre profetizzare al popolo riguardo alla venuta di un certo Gesù Cristo, un Figlio di Dio, per espiare i peccati del mondo.

Ora, mentre la mia mente si soffermava su questo pensiero, gridai nel mio cuore: O Gesù, tu, Figlio di Dio, abbi misericordia di me che sono nel fiele dell’amarezza e sono circondato dalla catene eterne della morte.

Ed ora, ecco, quando pensai questo, non potei più ricordare le mie pene; sì, non fui più straziato dal ricordo dei miei peccati. E, oh! Quale gioia e quale luce meravigliosa vidi; sì, la mia anima fu riempita da una gioia tanto grande quanto era stata la mia pena!

Sì, io ti dico che non può esservi nulla di così intenso e così amaro quanto lo furono le mie pene. E ti dico di nuovo che, d’altra parte, non può esservi nulla di così intenso e dolce quanto lo fu la mia gioia” (Alma 36:12-13, 17-21).

Pentendoci ogni giorno e chiedendo al Signore il perdono per i nostri peccati, metteremo in atto il processo quotidiano richiesto per il perfezionamento del nostro essere. 

Quali sono le conseguenze del procrastinare il pentimento?

grande e ultimo sacrificio

Avete mai sentito parlare dell’antica credenza secondo la quale è possibile vivere la propria vita facendo ciò che si vuole, senza tenere conto dei comandamenti di Dio, per poi pentirsi in punto di morte?

Beh, è una credenza del tutto falsa. Dio non è uno sprovveduto di cui ci si può beffare. E come abbiamo già visto, ci sono azioni specifiche che dobbiamo compiere ( o fasi che dobbiamo attraversare) per dimostrare di essere davvero pentiti. Non basta semplicemente dire “mi dispiace” o “me ne pento”.

Il Signore ci giudicherà non solo per le azioni compiute, ma anche e soprattutto per i nostri pensieri e i desideri del nostro cuore. Non dovremmo pertanto sorprenderci che profeti antichi e moderni ci invitano a non rimandare l’ora del nostro pentimento.

Come spiegò Alma a suo figlio Helaman:

“Questa vita è per gli uomini il tempo in cui prepararsi ad incontrare Dio. […] Vi supplico dunque di non procrastinare il giorno del pentimento fino alla fine; poiché dopo questo giorno di vita che ci è dato per prepararci per l’eternità, […] viene la notte tenebrosa in cui non si può compiere nessuna opera.

Non potrete dire: […] mi pentirò. No, non potrete dirlo. […] Poiché ecco, se avete procrastinato il giorno del pentimento fino alla morte, ecco, siete divenuti soggetti allo spirito del diavolo” (Alma 34:32-35).

Dovremmo pentirci adesso, ogni giorno. Quando ci alziamo al mattino dovremmo fare un esame di coscienza per vedere se lo Spirito di Dio è con noi.

La sera, prima di addormentarci, dovremmo esaminare le azioni compiute e le parole dette durante il giorno e chiedere al Signore di mostrarci le cose di cui dobbiamo pentirci.

Contrariamente a quanto succede normalmente nel mondo, la parola pentimento non dovrebbe suscitare in noi paura e scoraggiamento. Piuttosto, dovrebbe darci speranza nel futuro e nella vita a venire.

Speranza nel fatto che ogni giorno è una meravigliosa opportunità per cambiare e diventare migliori; un’occasione per ricominciare da capo e avvicinarci di più a Dio.

Quando ci pentiamo possiamo sentire l’amore infinito del Salvatore nella nostra vita; possiamo provare la gioia che deriva dall’obbedire ai comandamenti del Vangelo e dal vivere una vita retta.

Un giorno, ognuno di noi sarà chiamato alla “piacevole sbarra di Dio” per essere giudicato e render conto dell’uso che abbiamo fatto del tempo a nostra disposizione su questa terra.

Nessuno di noi può prevedere quando questo avverrà, ma nel frattempo noi possiamo essere preparati poiché “chi è preparato non temerà”.

Questo articolo è stato scritto da Sarah Mondelli.

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