Il mio bisnonno, Robert Hill, morì poco prima del mio ottavo compleanno, quindi ho solo dei vaghi ricordi di lui, nella mia infanzia. Lo ricordo come un vecchio ma forte contadino dell’Idaho che aveva perso le tra dita di mezzo di una mano in un incidente della fattoria.

Un piccolo miracolo

Uno dei miei ricordi migliori era quando lo andavamo a trovare nella sua fattoria a Ucorn, Idaho, e lui cercava di prendere delle piccole caramelle (che lui chiamava uova di colibrì) dal loro vasetto usando solo il pollice e il mignolo, per poi darle ovviamente a tutti i nipoti.

Dieci anni dopo la morte del Nonno Hill, cioè un anno prima della mia partenza per una missione a tempo pieno per conto della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni in Corea del Sud, ho trovato per caso una copia del suo diario di missione in un armadio nella casa di famiglia, a Salt Lake City.

Non avevo idea che ne avessero una copia prima di trovarlo, ma eccolo lì! Riesco ancora a ricordare il forte Spirito provato mentre sfogliavo le pagine un pomeriggio e mi perdevo tra le storie delle sue avventure missionarie.

Ho scoperto, per esempio, che dovette vendere il suo orologio da taschino per poter pagare il biglietto per il treno che lo portò nell’area a cui era stato assegnato nel campo di missione.

Inoltre, ho trovato un manoscritto contenente un racconto di una sua avventura missionaria in Nebraska che a mio parere era straordinaria.

Ero così toccato da questo racconto che l’ho trascritto immediatamente, e poi me lo sono portato dietro quando sono partito per la Corea, praticamente ottant’anni dopo la partenza del mio bisnonno per la sua di missione. Eccolo qui:

“l’inverno del 1916-1917 lo passai a Fremont, Nebraska, e a nord sopra il fiume Missouri, in cui c’erano anche i paesi di Blair, Tacoma, Decatur, e più su fino alla riserva indiana Windibago.

Nella primavera del 1917, a partire da maggio, con Elder Despain come collega, lasciammo Omaha per fare un po’ di lavoro “di campagna”, nella stessa area che copriva le stesse città dell’inverno precedente.

Lavorammo in questa città fino all’1 settembre, quando mi richiamarono a Omaha e mi spedirono a Lincoln, Nebraska, per andare a prendere un nuovo compagno di nome Windley, proveniente da St. Charles, Idaho.

Eravamo assegnati all’area della campagna a ovest, verso Grand Island (NdT: distano circa 160 km). Questo lungo viaggio fu un’avventura, che ora mi inizierò a raccontare.

Abbiamo iniziato il nostro viaggio verso ovest partendo da Lincoln a mezzogiorno, ed abbiamo camminato per circa dodici miglia verso ovest prima che arrivasse il momento di cercare un posto dove fermarsi, dato che si stava formando una tempesta.

Il primo a cui abbiamo chiesto asilo è stato un ministro luterano, il quale alla nostra richiesta rispose: “Nossignore! Non potete stare qui! E nemmeno vi fermerete in qualunque posto che possa essere raggiunto dal mio telefono!” Come potrete vedere man mano che la storia procede, questo ministro ha mantenuto la sua parola.

Al momento del contatto di questo ministro, il tramonto stava arrivando, e sembrava che i fulmini e i tuoni aumentassero ogni minuto.

Dalla casa del ministro (che era all’incrocio del paese) mi sono sentito ispirato a cambiare il nostro percorso da ovest a nord. Fino a quando le persone non andarono a letto, non abbiamo ricevuto altro che rifiuti (grazie al ministro).

Ma noi abbiamo continuato ad arrancare, sperando e pregando che avremmo trovato un posto dove stare mentre camminavamo, così da non imbatterci nella pioggia.

Ho già visto alcune tempeste del Nebraska, e non volevo trovarmi nel mezzo di una di esse, dato che non credo esista posto in cui la pioggia cade più forte che in questo paese fatto di pianure erbose.

Alle undici e mezza circa, gli elementi meteorologici erano semplicemente furiosi, e lo erano stati per molte ore. Non avevo mai visto una minaccia di tempesta durare così a lungo senza la pioggia. Poi all’improvviso vidi una luce fioca alla mia sinistra, vicino alla strada.

Poi venne un lampo, e vidi una casa, perciò naturalmente ci siamo avviati verso essa. Quella luce fioca era una lampada a cherosene, in un porticato a vetri.

Aprii la porta del porticato, e bussai alla porta di casa. Una donna che evidentemente era a letto venne ad aprirci.

Non appena le dissi chi eravamo e che cosa volevamo, le prime parole che mi disse furono: “Ora so perché ho acceso la lampada, e sono andata a letto senza spegnerla.

Non lo avevo mai fatto prima, e non sapevo che cosa me lo stesse facendo fare; ma ora lo so”.

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Subito dopo che lei ci disse che potevamo entrare la tempesta proruppe con fiumi di pioggia, e il vento cominciò a soffiare.

Ma non ci cadde addosso nemmeno una goccia, perciò resi grazie ancora una volta al mio Creatore per le benedizioni che ci ha dato.

Quella notte avrebbe potuto essere una delle più spiacevoli se non fosse stato per Lui, se non si fosse preoccupato di noi e non avesse preparato la strada per noi, come aveva promesso che avrebbe fatto”.

Quando lessi per la prima volta questo racconto di mio nonno e del suo collega che pregavano per poter avere successo negli ultimi minuti prima della tempesta e della loro ricerca nell’oscurità per un posto dove passare la notte, sapevo che avrei letto che il Signore avrebbe mantenuto la sua promessa:

“E con chiunque vi riceve, là sarò io pure, poiché andrò davanti al vostro volto. Sarò alla vostra destra e alla vostra sinistra, e il mio Spirito sarà nel vostro cuore e i miei angeli tutt’attorno a voi per sostenervi.” (Dottrina e Alleanza 84:88)

Questa è una promessa che ho visto adempiersi più e più volte nella mia missione a tempo pieno, nonostante (grazie al cielo) non abbia mai dovuto preoccuparmi di dove passare la notte.

Io so che il Signore si preoccupa per noi, specialmente durante le tempeste della vita, anche se le prove del fatto che Lui è passato prima di noi spesso vengono “se non dopo aver dato prova della nostra fede”. (Ether 12:6)

Sono grato di avere antenati come il mio nonno Hill, che si curò di trascrivere le sue esperienze di vita, così che queste storie potessero benedire la sua posterità per molte generazioni!

Nate Sharp